Foto: © Unione sindacale svizzera

 

C’è bisogno di più tempo libero, non di più lavoro

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Scritto da Claudio Carrer, giornalista di Area

I delegati di USS annunciano ferma opposizione contro i piani politici per estendere il lavoro domenicale e ridurre i tempi di riposo.

Tratto da Area

Giù le mani dalla legge sul lavoro. È il messaggio, forte e chiaro, dei delegati dell’Unione sindacale svizzera (USS) riuniti oggi in assemblea a Berna, che ha adottato una risoluzione in cui si promette battaglia contro ogni ulteriore estensione del lavoro domenicale e contro ogni allungamento della giornata lavorativa e riduzione dei tempi di riposo. Se necessario, anche ricorrendo al referendum contro le relative modifiche di legge attualmente in discussione in Parlamento.

Innanzitutto quella “particolarmente pericolosa” (adottata dal Consiglio nazionale in autunno) che spalancherebbe le porte a giornate lavorative fino a 17 ore e alla liberalizzazione del lavoro domenicale (negli uffici, come nel commercio al dettaglio o nell’edilizia) e che, sotto la copertura del telelavoro, porterebbe a un “sensibile indebolimento della protezione delle salariate e dei salariati” di questo paese. “Un attacco frontale alla legislazione sul lavoro che metterebbe in pericolo il diritto al riposo domenicale e la vita familiare” di milioni di lavoratori, si legge nella risoluzione.

Ma in cantiere c’è anche un’ennesima ulteriore estensione delle aperture festive dei negozi, di cui le Camere (prima gli Stati e poi il Nazionale) si occuperanno nel corso del 2026: un progetto (figlio di un’iniziativa cantonale di Zurigo cui le commissioni dell’economia e dei tributi dei due rami del Parlamento hanno dato seguito) con cui si vuole consentire ai Cantoni di fissare fino a 12 domeniche all’anno (contro le 4 attuali) durante le quali i lavoratori possono essere occupati senza autorizzazione.

Ciò succede in un contesto storico in cui aumentano lo stress, il sovraccarico lavorativo, le difficoltà di conciliare vita professionale e privata e le disuguaglianze. “La Svizzera - sottolinea l’USS in un documento di analisi - è già uno dei Paesi europei in cui la vita lavorativa è più lunga. È anche uno dei Paesi in cui il maggior numero di lavoratori dipendenti lavora nei fine settimana: che si tratti del settore sanitario, del commercio al dettaglio, della polizia o dei trasporti pubblici, circa un terzo dei lavoratori è in servizio nei fine settimana. E anche la percentuale di lavoratori che devono lavorare nel tempo libero per soddisfare le esigenze del loro impiego è nettamente superiore alla media dell’Unione europea”.

E questo elevato carico di lavoro e questa disponibilità permanente hanno un prezzo. Sono infatti fonte di stress e nuocciono alla salute, come dimostrano le assenze per malattia o infortunio nettamente più numerose nel 2023 e nel 2024 rispetto a prima della pandemia (in crescita di 50 milioni di ore all’anno). E anche l’indice di stress sul lavoro calcolato da Promozione Salute Svizzera (fondazione impegnata nella promozione della salute e nella prevenzione delle malattie) continua ad aumentare. In un’indagine rappresentativa da essa condotta, oltre il 30 per cento degli intervistati ha dichiarato che i contatti con il proprio datore di lavoro al di fuori dell’orario di lavoro sono fonte di stress. E quasi il 40 per cento ha dichiarato che le aspettative di disponibilità permanente grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono stressanti. Ci sono inoltre diversi studi che confermano il legame tra i contatti professionali al di fuori dell’orario di lavoro rispettivamente il lavoro domenicale e i problemi di salute. “Non sorprende quindi che la stragrande maggioranza dei lavoratori desideri una chiara separazione tra vita professionale e vita privata”, commenta l’USS.

C’è poi un’altra questione centrale su cui l’Unione sindacale nel citato documento attira l’attenzione: quella della conciliabilità tra lavoro e famiglia, che per definizione richiede un buon coordinamento degli orari di lavoro tra i partner. A tal fine è indispensabile che gli stessi possano essere pianificati. Le chiamate al lavoro con breve preavviso e le impreviste interruzioni del tempo libero sono tossiche per la conciliabilità tra vita lavorativa e privata e aumentano lo stress. Ed è inoltre dimostrato che il lavoro domenicale ha effetti negativi sulla famiglia e sulla vita sociale, poiché limita le attività familiari e comunitarie e impedisce alle persone di riposarsi dopo una settimana estenuante.

Flessibilità favorevole solo per i quadri

Si sostiene spesso che un lavoro più “flessibile” renda le cose più facili, ma nella realtà per i lavoratori ciò comporta un maggiore controllo da parte dei superiori e maggiori difficoltà di pianificazione della vita privata. Nei rami professionali in cui gli orari di lavoro sono irregolari (come l’industria alberghiera, le cure o il commercio al dettaglio) gli orari vengono spesso modificati con breve preavviso. Le persone che hanno una famiglia o che dipendono dai servizi di assistenza all'infanzia sono quindi sottoposte a una pressione costante. Oggi, circa un quarto dei dipendenti, per ordine dei superiori, deve adattare i propri orari di lavoro con breve preavviso una volta alla settimana. E un altro quarto almeno una volta al mese. Per contro, il cambio o l’aggiunta di giorni liberi vanno pianificati con mesi di anticipo. Nei fatti sono principalmente gli uomini con un elevato livello di formazione e in una posizione di responsabilità a beneficiare di una reale flessibilità oraria. Le donne, i giovani lavoratori e le persone che esercitano professioni nel settore dei servizi hanno un margine di manovra notevolmente più ridotto nel modellare i loro orari.

La realtà dei fatti racconta insomma di lavoratrici e lavoratori sempre al limite delle loro capacità, di una crescente invadenza del lavoro nel tempo libero e di una riduzione dei tempi di recupero. È dunque “quasi grottesco che il padronato e il Parlamento vadano avanti con i loro piani per estendere in modo disumano gli orari di lavoro e indicando come scopo la conciliabilità”, commenta l’Unione sindacale. “Abbiamo bisogno di più, e non di meno, tempo libero” è scritto nella risoluzione votata oggi dall’Assemblea nazionale dei delegati, con cui ci si impegna a “lottare contro l’estensione del lavoro domenicale”, ad “opporsi fermamente a una riduzione dei tempi di riposo e a un allungamento della giornata lavorativa” e a rivendicare “definizioni e normative chiare che impediscano ai datori di lavoro di spingere o costringere i dipendenti a lavorare al di fuori degli orari di lavoro attualmente previsti dalla legge”.

 

Risoluzioni (in francese)
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