Foto: © Area – Frabon

 

“Se pensano di spremerci per supplire a quelli che mancano, hanno sbagliato i calcoli”

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Scritto da Francesco Bonsaver, giornalista di Area

Un giro sui cantieri ticinesi in vista della giornata cantonale di mobilitazione degli edili del 20 ottobre in difesa di un contratto dignitoso.

Tratto da Area

Un giro sui cantieri ticinesi in vista della giornata cantonale di mobilitazione degli edili del 20 ottobre in difesa di un contratto dignitoso. I lavoratori: impensabile peggiorare ulteriormente le nostre condizioni di lavoro.

«È vero. La fila c’è. È la fila di ditte pronte ad assumermi». Sintetizza così un operaio edile la situazione nell’edilizia. La carenza di manodopera è un tema importante, citato più volte dagli operai incontrati una decina di giorni fa nel giro di cantieri in cui abbiamo accompagnato Diego Moretti, sindacalista di Unia. Nel caso in questione, una palazzina di cinque piani del Luganese costruita da tre muratori nel giro di pochi mesi. «Volevano una soletta (un piano, ndr) ogni quindici giorni. Impossibile, ho risposto. Al massimo riesco una ogni quattro settimane» spiega il capomuratore, riassumendo quanto sia alta la pressione dei tempi di consegna. Il muratore chiarisce di voler restare nell’impresa in cui lavora, nonostante di proposte allettanti da altre ditte ne abbia ricevute, perché il titolare ha sempre dimostrato rispetto nei confronti degli operai, trattandoli da persone e non da numeri. Altri cambiamenti lo tentano. «Amo il mio lavoro e ne vado orgoglioso perché lo considero una forma d’arte dove realizziamo qualcosa di bello e concreto. Negli ultimi tempi però, sto seriamente pensando di cambiare mestiere. È diventato uno schifo come si deve lavorare». La goccia che potrebbe farlo svoltare è il sabato, giorno che il padronato vorrebbe far diventare normale, senza compensazione né richiesta d’autorizzazione per lavorare, una delle pretese padronali per il rinnovo contrattuale le cui trattative sono agli sgoccioli e senza prospettive. Dopo tre tornate (oggi si tiene la quarta), la SSIC rifiuta di discutere altre proposte al suo pacchetto rivendicativo.

«Vogliono la settimana da cinquanta ore (il massimo consentito per legge, ndr), per farvi lavorare ad esempio dal lunedì al venerdì per nove ore e altre cinque al sabato. Vogliono quadruplicare le ore flessibili, portandole a 150 ore negative e 250 positive. In totale, 400 ore di flessibilità ai loro interessi. Vogliono ridurvi la tredicesima, calcolandola non più su quanto guadagnato realmente con le ore prestate, ma sul mensile. Vogliono abolire la protezione di sei mesi di disdetta per i lavoratori anziani con dieci anni di fedeltà aziendale, portandola a tre. Vogliono ridurre la protezione di due anni dal licenziamento quando sei malato, portandola a pochi mesi» elenca il sindacalista Moretti negli incontri informativi sui cantieri. Il giudizio degli edili sulla SSIC è univoco: “Sono pazzi”. Una risposta che si riflette nel 99% dei voti favorevoli alla giornata di mobilitazione indetta lunedì 20 ottobre dai sindacati OCST e Unia. Il solo no a cui abbiamo assistito, posto sul bollettino di voto, è stato quello di un capo dei cottimisti casseratori, suscitando le ire e gli sbeffeggiamenti dei muratori in baracca durante la pausa pranzo.

È l’intero pacchetto padronale a far inorridire i lavoratori. Non si capacitano del perché le imprese vogliano peggiorare ulteriormente le loro condizioni di lavoro, in particolare di fronte alla palpabile carenza di operai. Qualcuno cerca di interpretare la logica suicida della SSIC. «Se pensano di farci lavorare di più per supplire a quelli che mancano, hanno sbagliato i calcoli. Non possono pensare di spremerci sei giorni la settimana con cinquanta ore regolamentari e aumentare la flessibilità senza conseguenze. Aumenteranno gli infortuni e le persone che a una certa età saranno fisicamente talmente logorate da dover smettere di fare il muratore. E allora, chi costruirà le case, le strade e i ponti?» riassume un operaio, demolendo l’illogicità del ragionamento padronale. 

In estate, l’Ufficio di statistica cantonale ha pubblicato uno studio sulla carenza di personale a cui andrà incontro il nostro cantone nei vari rami professionali. Per osservare i possibili squilibri sul mercato del lavoro nel breve periodo, gli analisti hanno elaborato un nuovo strumento, l’indice di sostituzione stretto. Valori superiori a 100, che indicano quindi un numero maggiore di uscite rispetto alle entrate, potrebbero segnalare difficoltà crescenti nel reperire manodopera. Nelle costruzioni, il valore è 327, di gran lunga il più alto di tutti i settori professionali. La delegazione SSIC alle trattative ricorda l’orchestra del Titanic che imperterrita continuava a suonare mentre la barca affondava.

20 ottobre a Bellinzona

La giornata di mobilitazione in Ticino

In Ticino la giornata di mobilitazione indetta dai sindacati Unia e OCST si terrà lunedì prossimo 20 ottobre. Vista la reazione operaia, fervono i preparativi organizzativi, quali i punti di raccolta regionali per poi convogliare a Bellinzona, dove presso l’Espocentro, a partire dalle 10, si terrà l’assemblea dei lavoratori e il pranzo in comune. Seguirà un corteo per le vie cittadine. A Lugano, il punto di raccolta è lo sterrato lato fiume a Cornaredo (a fianco del cantiere del nuovo polo sportivo), a Mendrisio il Mercatro Coperto, a Locarno il Palexpo/Fevi, mentre a Biasca il posteggio Manor.
Giornate simili si ripeteranno nelle altre regioni del paese. Il 31 ottobre la mobilitazione interesserà la regione di Berna, poi toccherà alla Romandia, dove le assemblee hanno già avuto luogo. Dopo quelle dei cantoni di Ginevra e di Friborgo, venerdì 3 ottobre circa novecento muratori vodesi riuniti nell’assemblea di Unia hanno seguito gli edili dei due cantoni romandi. La mobilitazione romanda avrà una durata di due giorni consecutivi, dal 3 al 4 novembre.

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